Negli ultimi mesi si parla sempre più di intelligenza artificiale, in particolare di AI generativa.
Strumenti come ChatGPT, Copilot, Gemini o soluzioni integrate nei software aziendali stanno trasformando il modo in cui lavoriamo, prendiamo decisioni, gestiamo documenti e relazioni con i cittadini.
In questo contesto in rapida evoluzione, anche il ruolo del Responsabile della Protezione dei Dati (DPO) non può restare fermo.
💡 L’AI non è (solo) una tecnologia, è un cambio di paradigma
L’intelligenza artificiale, soprattutto se applicata su larga scala, introduce nuove variabili: opacità nei processi decisionali, profilazioni automatizzate, raccolta massiva di dati, rischi etici e possibili discriminazioni.
Il DPO oggi deve quindi:
Acquisire competenze nuove, per comprendere almeno a livello essenziale il funzionamento dei modelli AI.
Collaborare con l’IT e i fornitori, per valutare l’impatto privacy delle soluzioni adottate.
Affiancare il titolare o il responsabile del trattamento, suggerendo strategie che coniughino innovazione e conformità.
🔍 DPIA, trasparenza e accountability
Uno degli strumenti fondamentali in questo contesto è la valutazione d’impatto sulla protezione dei dati (DPIA), obbligatoria in molti casi in cui si utilizzano sistemi automatizzati o intelligenti che trattano dati personali.
Inoltre, l’accountability, principio cardine del GDPR, diventa ancora più importante: ogni scelta deve essere documentata, motivata e proporzionata rispetto ai rischi.
👥 Il DPO come ponte tra innovazione e tutela dei diritti
Il DPO ha oggi l’opportunità di assumere un ruolo ancora più strategico: non più solo garante del rispetto delle norme, ma consulente proattivo in grado di accompagnare aziende e amministrazioni verso un’adozione consapevole dell’AI.
Perché innovare è importante, ma farlo nel rispetto delle persone lo è ancora di più.
Data pubblicazione : 28/05/2025